mercoledì 24 agosto 2011

Andalusia part 3! (e giuro che è l'ultima!)

Il tempo a Tarifa purtroppo è volato: mi è proprio piaciuta, ci tornerò sicuramente in una delle mie zingarate future! Magari proverò l’ebbrezza del windsurf, chissà…



Di questa tappa ricorderò sicuramente le scene stile “caro e cara” nell’appartamento (ormai io e Ila siamo pronte a dichiararci una coppia di fatto…), i tramonti sull’oceano, le chiacchiere in spiaggia, i tre shampoo serali per togliere la sabbia dai capelli, le mangiate di calamari fritti, e, dulcis in fundo, il poliziotto più bello di Spagna… ahah!


Il viaggio di ritorno è stato lunghissimo: abbiamo preso un pullman per Malaga (che è partito con 45 minuti di ritardo…un menagramo piacentino che doveva prendere il nostro stesso volo già tentava di seminare il panico ripetendo “ecco, perderemo l’aereo, e adesso cosa facciamo…” ), poi un bus navetta fino all’aeroporto e infine il temutissimo aereo. Sarà stata la stanchezza, saranno state le respirazioni yoga che ho insegnato a Ilaria, fatto sta che il volo è andato liscio e tranquillo… A parte durante il decollo, ovvio, ma stavolta la socia ha avuto la bontà di prendermi la mano, anziché stapparmi la cucitura dei pantaloni! Particolare inquietante: ci si è seduto di fianco un tizio che, come prima cosa, ancora prima di poggiare le chiappe sul sedile, ha tirato fuori l’air sickness bag…ovvero il sacchettino per il vomito! Ila mi ha lanciato uno sguardo di puro panico: cominciamo bene! Grazie signore, molte grazie! Sono due ore che tento di calmare la mia amica e tu rovini tutto in 3 secondi!!


Come vi dicevo però il volo, una volta in quota, è stato tranquillo, e ci siamo fatte grasse risate riguardando le foto… A questo proposito non posso esimermi da descrivervi la foto che più ci ha divertito (attendo autorizzazioni dall’alto per mostrarla): abbiamo Ilaria in perfetta tenuta da crucca in vacanza, con tanto di: sandali birkenstock ai piedi, bermuda color kaki, canotta rosa, cappellino di paglia, macchina fotografica appesa al collo, zainetto e guida turistica in mano. Splendida! Roba che Inge di Stoccarda al confronto è una principiante del turismo! ( Ila è la persona più autoironica che conosco, è una dote che adoro! E’ la prima a prendersi in giro e fa morir dal ridere… )


E così la vacanza è finita… E’ stata veramente bellissima (l’avevate per caso intuito dalle mie parole?)!


Gli andalusi comunque sono avanti,non ce n’è! Hanno capito l’importanza del proprio patrimonio artistico e culturale, lo sanno sfruttare dal punto di vista turistico ma soprattutto lo sanno preservare; forse noi italiani dovremmo imparare qualcosa… Abbiamo un tesoro per le mani, potremmo vivere solo di turismo, e invece sembra che facciamo di tutto per scoraggiarlo: provate, per esempio, a farvi un giro nella metro di Roma, fermata Termini. E’ la fermata di scambio delle due linee, in corrispondenza con la stazione ferroviaria: stanno facendo dei lavori da più di anno, sembra di stare in un girone dantesco. Il caos. Caldo, rumori assordanti, percorsi allucinanti per arrivare ai treni, non uno straccio di scala mobile… Rendetevi conto che il più delle volte questa è la prima cosa che uno straniero in visita a Roma vede del nostro paese. Bel biglietto da visita! Per non parlare delle bottigliette d’acqua a prezzi da rapina a Milano, dei monumenti che cadono a pezzi a Pompei o dei prezzi d’ingresso decisamente alti per chiese e musei (a Firenze per vedere il David, in tre, abbiamo quasi dovuto accendere un mutuo!). Tranquilli, non sto cercando adepti per un golpe al Ministero del Turismo… sto solo facendo delle considerazioni che penso siano condivise da chi ha avuto modo di viaggiare un po’ fuori dall’Italia.


Inoltre gli andalusi potrebbero darci qualche lezione di civiltà; le città, lo ribadisco, sono pulite e ordinate, e prendere un autobus è un’esperienza quasi mistica, per una milanese come me: i passeggeri salgono solo dalla porta anteriore, fanno il biglietto a bordo (TUTTI), scendono ordinatamente senza spintonare nessuno… fantascienza!


Chiusa la parentesi polemica,di questo viaggio ricorderò ancora per molto, molto tempo le bellezze che abbiamo visto, le partite a tetris con lo zaino dell’Ila, le scena da bella lavanderina la sera prima di andare a letto, le spese al Corte Inglès a base di melocotones, zumo de manzana e biscotti Principe (che non voglio più vedere per il prossimo decennio!), le parole d’ordine “chipirones” e “razionalizziamo…”, gli onnipresenti calzini dell’Ila,… Ricorderò che ce la siamo cavata in un paese sconosciuto, contando solo su noi stesse… Un mantra per l’autostima! Ma soprattutto ricorderò le risate e le chiacchierate sincere, che hanno cementato ulteriormente la nostra ormai decennale amicizia! Nella nostra furia viaggiatrice abbiamo già deciso che l’anno prossimo si va in Portogallo: stessi ingredienti e speriamo stesso risultato!


Mi congedo con una frase di Italo Calvino, che sintetizza a meraviglia la mia concezione del viaggio come conoscenza, anche di sé stessi, con parole che io non avrei saputo trovare:


“Il passato del viaggiatore cambia a seconda dell’itinerario compiuto. Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.


Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà.”






Hasta luego!


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