martedì 19 giugno 2012

Treni, porti e ricordi

Ho inaugurato la mia stagione di zingarate estive: sono reduce da un intenso week-end in Liguria, ospite di una mia carissima amica.
In due giorni ho fatto di tutto e di più, visitando un sacco di posti, dormendo poco e passando, come al solito, dal diavolo all'acquasanta...
Ormai va così, nei fine settimana mi devasto e poi sfrutto la settimana per riprendermi.

 (Si si, lo so... "Goditela ora che puoi", "Quando lavorerai rimpiangerai tutto questo"... Mi hanno già fatto un esauriente decalogo di frasi ad hoc! State tranquilli, sono perfettamente consapevole del fatto che è una pacchia momentanea e irripetibile, per cui ho tutta l'intenzione di godermi la mia ultima estate da studentessa!)

Coooomunque...
Venerdì mattina, mentre ero in treno diretta a Savona, ho costeggiato il porto di Genova, e sono stata assalita da una serie di ricordi... Mi sono tornate in mente le estati della mia infanzia-adolescenza, quando partivo con tutta la famiggghia alla volta della Sardegna, con la Volvo carica fino all'inverosimile di valigie, asciugamani, pinne, borse frigo, e la musica dei Gipsy King a tutto volume... L'arrivo al porto di Genova, con la conseguente coda per imbarcarsi sul traghetto, costituiva l'inizio semi-ufficiale della vacanza.
Per me quei momenti erano la gioia pura.
Nonostante il caldo di luglio, la puzza di porto (perchè sì, esiste una "puzza di porto"), la cena in macchina a base di panini stantii e le litigate immancabili coi miei fratelli, io ero dannatamente felice. E serena.
Poche altre volte ho provato una sensazione simile.

Quelle ore costituivano il preambolo a tre settimane di mare, sole, amici, libertà di orari e spostamenti, cosa non scontata per una ragazzina di città come me. Come dice una pubblicità di non-ricordo-cosa, il piacere più grande sta nell'attesa del piacere stesso... Ecco, per me era così, anche perchè poi le tre settimane passavano in fretta e prima che me ne rendessi conto era già ora di tornare a casa, tra lacrime, promesse di andare a trovare gli amici e scorte alimentari in grado di sfamare il Darfur intero.

Ecco, mentre ero in treno pensavo a tutte queste cose, sorridevo tra me e me, e mi chiedevo... "ma dove diavolo sarà finita la cassetta dei Gipsy King???".

lunedì 11 giugno 2012

Il diavolo e l'acquasanta

Un week end in bilico tra diavolo e acquasanta...
Dopotutto, io sono fatta così.
Milano Rugby Festival da un lato, con la sua pioggia torrenziale, la birra a fiumi, i personaggi folli, gli incontri che non ti aspetti e tanto, tanto divertimento; dall'altro il saluto a due persone che non ci sono più, la prima messa di Gari (ma forse ora dovrei iniziare a chiamarlo Don Andrea...), i compagni del liceo, un po' di sana commozione e tante riflessioni sul tempo che passa e sulla mia paura di crescere.

Sabato sera mi sono ritrovata sotto un tendone mentre fuori infuriava la bufera, a cantare e ballare circondata da rugbisti alticci (ma non troppo molesti...), indossando un cerchietto natalizio con le corna da renna e bevendo birra come se non ci fosse un domani... Poi, poche ore dopo, ero seduta in chiesa, vestita elegante, ad assistere all'inizio della nuova vita di Andrea, pensando a quando eravamo al liceo, invidiando il fatto che avesse ben chiaro cosa fare "da grande" e ammirandolo per il suo coraggio.
Sono incoerente? Non saprei, non credo... In entrambe le occasioni ero felice di esserci, di essere circondata da quelle persone, di comportarmi come ho fatto. Sono io, semplicemente.

A fare da collante in questo fine settimana schizofrenico e a tratti folle, gli amici. Tanti, conosciuti in luoghi e tempi diversi, ma tutti speciali ai miei occhi: le mie compagne di merende, birre, lucertole-coccodrilli e abbracci, i miei colleghi di pranzi di matrimonio-ma-non-proprio, di grandi discussioni e di "cerchiamo di vederci più spesso che mi siete mancati"...
Siete la mia salvezza!

In tutto ciò, ho capito di avere un problema coi fratelli. Mi spiego: Andrea a fine messa ha fatto i ringraziamenti di rito; premettendo il fatto che ultimamente ho la lacrima facile, ho resistito quando ha ringraziato i genitori, i nonni, gli amici, ma quando ha ringraziato sua sorella sono scoppiata a piangere senza dignità, incurante del trucco e dei 15 minuti buoni spesi quella mattina per restaurarmi e per avere un aspetto decente. E' sempre così, quando vedo due fratelli che si vogliono bene mi emoziono, no matter what. Sarà che sono platonicamente innamorata dei miei fratelloni e che capisco il legame che si crea...
O sarà semplicemente che sto diventando una frignona!

venerdì 8 giugno 2012

libri libri libri...


Oggi ho deciso di fare outing: ebbene sì, esco allo scoperto.
Io LEGGO.
Ecco.
Io sono uno di quei personaggi buffi e in via d'estinzione che girano per il mondo con un libro cartaceo in borsa e, pensate un po', lo leggo anche.
Non sono tipo da Kindle o I-Pad. A me piace proprio l'oggetto-libro, adoro sentire la superficie della carta sotto le dita e, lo confesso, ho la brutta abitudine di annusare i volumi appena comprati, proprio dove le pagine sono rilegate tra loro, per sentire quell'odore inconfondibile di inchiostro, colla e cellulosa.
Io i libri li vivo proprio, li sottolineo, li rileggo... A volte scrivo anche della annotazioni o dei miei pensieri negli spazi bianchi, perchè... perchè si, punto. Il problema è ricordarsi dove ho scritto cosa, nel caso qualcuno mi chieda in prestito un libro! I miei amici sanno già che non ho tutte le rotelle a posto, ok, però se posso evitare di peggiorare la mia condizione è meglio...

A volte mi è stato chiesto perchè leggessi, e in particolare perchè leggessi romanzi... Potrei iniziare lunghi e complessi discorsi sulla teoria della lettura, tirando in ballo psicologia, sociologia, persino economia; in realtà, restringendo il campo, la risposta è una, e semplice: leggo romanzi perchè mi permettono di vivere un'altra vita, di vedere il mondo con gli occhi di qualcun'altro, almeno per un po'. Ogni romanzo è un universo a sè, e ogni narratore o personaggio costituisce un punto di vista diverso e originale.
E' un'occasione unica, se ci pensate: per quanto una persona possa fare esperienze pazzesche, surreali, incredibili, non potrà mai essere qualcun'altro, se non, appunto, attraverso la mediazione di una storia narrata.
Certo, è un meccanismo che si potrebbe produrre anche attraverso i film, ma non è la stessa cosa. Un film dura due, tre ore al massimo, e durante la visione ci sono mille elementi che ci possono distrarre, ricordandoci dove siamo, con chi siamo, eccetera.
Un libro invece richiede più concentrazione e tempi lunghi, anche fatica, se vogliamo: leggere un libro è un investimento, a ben vedere. Se riusciamo, però, a lasciarci coinvolgere, ecco che si apre una porta su un piccolo grande mondo, totalmente nuovo.

Rubando una definizione coniata da qualcuno molto più intelligente e celebre di me, possiamo dire che si tratta di educazione sentimentale: provando a metterci "nei panni di" altri individui, diversi da noi per sesso, età, nazionalità, epoca, possiamo aspirare ad una visione sempre imperfetta, ma magari un po' più completa, di ciò che ci circonda. Possiamo persino riuscire a capire meglio i sentimenti e i pensieri delle persone che ci sono vicine, proprio perchè ci siamo allenati coi personaggi delle storie che abbiamo letto.

Leggere, inoltre, ci aiuta ad essere meno egocentrici, ne sono convinta. Se non impareremo ad immedesimarci con altri personaggi, reali o fittizi che siano, continueremo a pensare, sbagliando, che il mondo sia solo ed esclusivamente come lo vediamo noi; continueremo a ritenere di avere sempre ragione, e resteremo convinti del fatto che il nostro modo di vedere la vita sia l'unico possibile.

venerdì 1 giugno 2012

Papi, parco e rock'n'roll

Il week end di reclusione forzata è giunto, alfine... No, stavolta non è colpa della tesi da finire in fretta frettissima, nè dell'influenza, nè della maratona di Glee (prima o poi vi parlerò anche della mia dipendenza da telefilm, che sta assumendo toni patologici...).
Niente di tutto ciò. A 'sto giro si sta a casa per via del Papa, pensate un po'...
Ebbene sì, il Family Day è alle porte, e Milano e hinterlad sono sotto assedio (battuta cretina letta su Twitter: "Milano è blindata per l'arrivo del Papa, ma si teme che riuscirà ad entrare lo stesso"... a me che ho i neuroni in sciopero ha fatto ridere!).
Insomma, tra vie chiuse, blocchi totali del traffico, mezzi di superficie bloccati e misure di sicurezza varie non si capisce nulla. Ad esempio, io stasera in teoria dovre andare in macchina in zona Cadorna: ce la farò? Devo farmi fare il passaporto? Devo chiedere un permesso in triplice copia al Ministero dell'Interno e firmarlo col sangue? Bah, vi farò sapere... (domanda legittima: ma proprio stasera devi andare fin lì?! Eh, avete ragione anche voi.... -.-) 
Comunque... Il mega evento del Family Day si terrà a Bresso, dalle mie parti, in un piccolo aeroporto all'interno del Parco Nord meglio conosciuto come Campovolo (per la cronaca: quando ero al liceo, d'estate, mi è capitato spesso di andarci di notte, con gli amici, per bere-cazzeggiare-suonare la chitarra-fare gli scemi. Il livello di sorveglianza era pari a zero, c'erano buchi nelle recinzioni grossi come il tunnel del Gran Sasso e nessuno ci ha mai detto nulla... bei tempi!).

L'altro giorno, presa dalla smania di bruciare qualche caloria in vista della prova costume, ho tirato fuori la Vecchia Betsy (la mia bici) e sono andata a farmi un giro al parco ("giro" che alla fine mi ha condotto in viale Jenner ed è durato 3 ore, ma questa è un'altra storia...). Pedala che ti pedala, sono passata anche dal Campovolo: ragazzi, you have no idea. Hanno messo su un carrozzone immenso! C'è un mega palco con tanto di finte vetrate colorate (roba che i palchi dei concerti di Madonna, al confronto, sembrano quelli delle band del liscio alla Festa dell'unità di Imbersago), centinaia di bagni chimici a perdita d'occhio, postazioni bar, prefabbricati per i tecnici audio, per il pronto soccorso e per la sicurezza, e, dulcis in fundo, un impianto audio che ciao proprio....
Per vedere meglio i lavori ho fatto una cosa che volevo fare da anni... ho parcheggiato la bici, mi sono avvicinata alle transenne e mi sono piazzata tra due pensionati, assumendo la posizione standard: mani dietro la schiena, bacino in avanti, sguardo fisso e smorfia di disapprovazione. (Adoro. Ho capito che da grande voglio fare il pensionato. No, non la pensionata, perchè poi mi toccherebbe fare la pasta fatta in casa, organizzare la tombola in parrocchia e i corsi di acquagym: che sbatta. No no, io voglio proprio fare il pensionato, che guarda gli operai lavorare e si sposta da un cantiere all'altro con la graziella tutta scassata. Devo al più presto migliorare la mia dizione del dialetto..."Se fa minga inscì!")
Il fatto che ci fossero dei giovani pompieri a torso nudo che controllavano gli impianti non ha minimamente influenzato la mia decisione di fermarmi... no no...

Insomma, una roba mega-galattica, senza contare tutti i lavori "extra" che sono stati fatti, come riasfaltare le strade, creare dal nulla rotatorie e aiuole, piantare nuovi alberi... Tutte cose utili e belle per la città, per carità, ma bisogna aspettare il Papa per fare 'sti lavori??? Adesso per sistemare le voragini che ci sono per le strade dobbiamo aspettare una visita di Obama? O una delegazione degli alieni?  A me queste cose fanno salire un nervoso... Perchè se i cittadini chiedono delle migliorie si impiegano mesi per avviare le pratiche, e se invece c'è un evento come questo si smuovono mari e monti in poche settimane?? Che poi, se le strade sono disastrate il Papa manco se ne accorge, le sospensioni della mia macchina invece sì... (In tutto ciò, comunque, vorrei dire che a fine giugno arriva a Milano il Dalai Lama, e non se lo sta filando nessuno... Non solo, ma l'hanno spedito a Lampugnano al palazzetto: andò alla conferenza del 28 giugno, poi vi saprò dire com'è la situazione..)

Sono stati spesi fiumi di inchiostro per parlare dei costi di questo evento, per cui evito di soffermarmici anche io... Faccio solo notare due cose: la prima è che alle spese non corrisponderanno dei guadagni, visto che i negozi della zona dovranno rimanere chiusi, le pompe di benzina sono state svuotate da una settimana, non si terranno i mercati cittadini, eccetera eccetera.(Gli unici a guadagnarci, a quanto pare, saranno i vigili urbani di Milano, a cui daranno circa 600 euro per il solo week end di lavoro straordinario...Ai vigili di Sesto, Bresso e company invece no: poi uno non si deve incazzare...) La seconda è che le misure di sicurezza dovrebbero essere valutate con più criterio: le mie solite fonti attendibili mi hanno detto che sono stati sigillati migliaia di tombini e chiusini. E se piove? Qualcuno ha pensato al fatto che magari potrebbe esserci qualche problema? Magari Ratzy ce la fa, ma io ancora non sono capace di camminare sulle acque!

Insomma, con tutto 'sto casino spero solo che non ci siano problemi per le persone che parteciperanno all'evento... che almeno loro ne siano soddisfatti!
Io ho partecipato spesso a grandi eventi, concerti, partite, raduni scout  nazionali o altro... Sicuramente i cittadini dei luoghi che ci hanno ospitato si saranno lamentati per gli stessi identici motivi.  Il Family Day si può condividere o meno, così come si può essere cattolici o no, però pensiamo per un attimo a quando siamo noi dall'altra parte. Vi faccio un esempio, nel 2006 sono andata al concerto al Campovolo di Ligabue, è stato un evento immenso e Reggio Emilia è rimasta bloccata per un paio di giorni: io mi sono divertita un sacco, ma magari gli abitanti no...magari erano pure fan di Vasco, per dire... ;)
Oppure, quando ci sono le partite in casa del 6 Nazioni c'è mezza Roma nel caos... e non tutti seguono il rugby... O ancora, provate a chiedere a un newyorkese obeso e sport-repellente cosa succede nei giorni prima della maratona... Insomma, a volte le rotture di palle le subiamo (tipo in questi giorni), a volte, invece , la rottura di palle, inconsapevolmente, siamo noi!
E' una ruota che gira, armiamoci di calma zen e portiamo pazienza... dopotutto sono solo 3 giorni!

In tutto ciò ieri la mia mente turbata ha elaborato un'idea utopica: sarebbe figo sfruttare tutte le strutture già montate per organizzare un mega concertone, far pagare una cifra simbolica d'ingresso (7-8 euro) e inviare i soldi in Emilia. Il costo sarebbe più o meno zero, visto che l'impianto c'è già (e i tecnici sono già stati pagati), ci sono molti gruppi che suonerebbero aggggratis e i bressesi sono già nevrastenici, per cui non penso che un altro giorno di rompimento di palle gli cambierebbe la vita.
Sarebbe un bel "regalo" da parte di chi ha organizzato tutto ciò... non dico pagato, perchè fondamentalmente sono i nostri soldi delle tasse!
Insomma, io la butto lì... magari tra i lettori assidui della Zabetta c'è qualche sindaco o cardinale...

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Vi rimando a un articolo carino di 02 blog.it..10 cose da non fare a milano in questi giorni
detto ciò... a presto amici della bici!