sabato 30 marzo 2013

Cronaca di un'influenza canadese

E' finita la prima fase del master, sono stata una settimana a Toronto, ho ri-traslocato a Sesto Beach e ho iniziato lo stage in Lega Volley femminile.
Potrei raccontare un milione di cose, viste, fatte, sentite...
E invece no.
Vi parlerò dell'unico souvenir che mi sono portata a casa dal Canada, compagno fedele di quest'ultimo mese: l'influenza.

Giorno 1. Ancora intontita dalle 8 ore di volo in cui non ho chiuso occhio manco per sbaglio, mi bullo del fatto di poter dire urbi et orbi "c'ho il jet-lag!!!" come lagggente che conta e non mi rendo conto dei sintomi di peste bubbonica che sto covando.

Giorno 2. Ancora sulla scia dell'entusiasmo di cui sopra, continuo ad ignorare i sintomi e faccio il trasloco Treviso-Sesto in magliettina e golfino, all'alba del 28 febbraio. Il tempo di arrivare a casa e farmi una doccia e pronuncio la fatidica frase: "non mi sento tanto bene..."

Giorno 3. Vegeto sul divano in stato di coma vigile, da cui riemergo solo ed unicamente per andare a tagliarmi i capelli, dietro insistenza di Madre.
Evidentemente posseduta dai germi che ho in corpo e priva della benché minima capacità di discernimento, prendo due decisioni tragiche: 1) tagliare di una decina di centimetri le mie lunghe chiome, visto che ormai ospitano da mesi la sagra della doppia punta; 2) farmi la frangia, convinta (non so in base a cosa) che sia più comoda da tenere in ordine.
Con l'ultimo barlume di lucidità che mi resta dico al parrucchiere "mi raccomando, una frangia LEGGERA, non farmi sembrare una scodella...", poi mi riaccascio sulla poltrona in stato influenzal-catatonico fino alla fine della seduta, non curandomi minimamente di cosa stia accadendo alla mia testa.
Ebbene, appena è svanito l'effetto della piega "profescional" che mi rendeva anche discretamente carina, ho realizzato di somigliare in maniera imbarazzante ai funghi di Super Mario Bros. (Conosco gente che si è ritirata a vivere in eremo per molto meno... Io ho represso le mie voglie omicide nei confronti degli hair stylist del mondo intero e ho iniziato pazientemente ad aspettare che ricrescessero... Da subito!)



Giorno 6. Sempre peggio. Naso che cola incessantemente e colpi di tosse ogni 15/20 secondi: nel giro di 5 minuti riesco a farmi odiare da chiunque mi stia vicino. Le vecchie in metropolitana pur di non sedersi vicino a me stanno in piedi, per dire.

Giorno 8. A furia di soffiarmi il naso ho la pelle disintegrata. Credo mi sia rimasto un solo strato di epidermide: sotto, la carne viva. Giro con 3 pacchetti di fazzoletti in borsa, ma medito di passare direttamente al rotolo di carta igienica.
Madre minaccia di diseredarmi se non mi decido a prendere l'antibiotico, ma io, stoica, resisto ai progressi della medicina moderna, convinta di potermi curare grazie a litrate di spremuta d'arancia e fumenti. Bicarbonato mon amour.

Giorno 10. Ho una pelle orrenda: colorito tendente al verdognolo ma naso fuxia acceso. Occhi lacrimanti, raspino perenne in gola, dolori diffusi come dopo un allenamento di rugby. 
Piove da giorni e l'umidità fa sembrare ancora più osceni i miei già terribili capelli. Non so se sia l'influenza o la stanchezza accumulata nel corso dei mesi ("work hard, party harder", e chi vuole capire capisce...) ma sembro veramente uno zombie. 
Voglio mori'. 

Giorno 15. Timidi segnali di miglioramento. Ora respiro. Da una narice sola, ma sono dettagli. Forse arrivo a mangiare la colomba.

Giorno 20. I capelli sono abbastanza lunghi da poter eliminare la frangia e spostarli di lato: ora ho i ciuffetti che fanno tanto anni '90, ma almeno non mi viene da cantare "sono un fungo uacciuà, velenoso uacciuà..." tutte le volte che mi guardo allo specchio...
C'è speranza.