mercoledì 24 agosto 2011

Andalusia part 3! (e giuro che è l'ultima!)

Il tempo a Tarifa purtroppo è volato: mi è proprio piaciuta, ci tornerò sicuramente in una delle mie zingarate future! Magari proverò l’ebbrezza del windsurf, chissà…



Di questa tappa ricorderò sicuramente le scene stile “caro e cara” nell’appartamento (ormai io e Ila siamo pronte a dichiararci una coppia di fatto…), i tramonti sull’oceano, le chiacchiere in spiaggia, i tre shampoo serali per togliere la sabbia dai capelli, le mangiate di calamari fritti, e, dulcis in fundo, il poliziotto più bello di Spagna… ahah!


Il viaggio di ritorno è stato lunghissimo: abbiamo preso un pullman per Malaga (che è partito con 45 minuti di ritardo…un menagramo piacentino che doveva prendere il nostro stesso volo già tentava di seminare il panico ripetendo “ecco, perderemo l’aereo, e adesso cosa facciamo…” ), poi un bus navetta fino all’aeroporto e infine il temutissimo aereo. Sarà stata la stanchezza, saranno state le respirazioni yoga che ho insegnato a Ilaria, fatto sta che il volo è andato liscio e tranquillo… A parte durante il decollo, ovvio, ma stavolta la socia ha avuto la bontà di prendermi la mano, anziché stapparmi la cucitura dei pantaloni! Particolare inquietante: ci si è seduto di fianco un tizio che, come prima cosa, ancora prima di poggiare le chiappe sul sedile, ha tirato fuori l’air sickness bag…ovvero il sacchettino per il vomito! Ila mi ha lanciato uno sguardo di puro panico: cominciamo bene! Grazie signore, molte grazie! Sono due ore che tento di calmare la mia amica e tu rovini tutto in 3 secondi!!


Come vi dicevo però il volo, una volta in quota, è stato tranquillo, e ci siamo fatte grasse risate riguardando le foto… A questo proposito non posso esimermi da descrivervi la foto che più ci ha divertito (attendo autorizzazioni dall’alto per mostrarla): abbiamo Ilaria in perfetta tenuta da crucca in vacanza, con tanto di: sandali birkenstock ai piedi, bermuda color kaki, canotta rosa, cappellino di paglia, macchina fotografica appesa al collo, zainetto e guida turistica in mano. Splendida! Roba che Inge di Stoccarda al confronto è una principiante del turismo! ( Ila è la persona più autoironica che conosco, è una dote che adoro! E’ la prima a prendersi in giro e fa morir dal ridere… )


E così la vacanza è finita… E’ stata veramente bellissima (l’avevate per caso intuito dalle mie parole?)!


Gli andalusi comunque sono avanti,non ce n’è! Hanno capito l’importanza del proprio patrimonio artistico e culturale, lo sanno sfruttare dal punto di vista turistico ma soprattutto lo sanno preservare; forse noi italiani dovremmo imparare qualcosa… Abbiamo un tesoro per le mani, potremmo vivere solo di turismo, e invece sembra che facciamo di tutto per scoraggiarlo: provate, per esempio, a farvi un giro nella metro di Roma, fermata Termini. E’ la fermata di scambio delle due linee, in corrispondenza con la stazione ferroviaria: stanno facendo dei lavori da più di anno, sembra di stare in un girone dantesco. Il caos. Caldo, rumori assordanti, percorsi allucinanti per arrivare ai treni, non uno straccio di scala mobile… Rendetevi conto che il più delle volte questa è la prima cosa che uno straniero in visita a Roma vede del nostro paese. Bel biglietto da visita! Per non parlare delle bottigliette d’acqua a prezzi da rapina a Milano, dei monumenti che cadono a pezzi a Pompei o dei prezzi d’ingresso decisamente alti per chiese e musei (a Firenze per vedere il David, in tre, abbiamo quasi dovuto accendere un mutuo!). Tranquilli, non sto cercando adepti per un golpe al Ministero del Turismo… sto solo facendo delle considerazioni che penso siano condivise da chi ha avuto modo di viaggiare un po’ fuori dall’Italia.


Inoltre gli andalusi potrebbero darci qualche lezione di civiltà; le città, lo ribadisco, sono pulite e ordinate, e prendere un autobus è un’esperienza quasi mistica, per una milanese come me: i passeggeri salgono solo dalla porta anteriore, fanno il biglietto a bordo (TUTTI), scendono ordinatamente senza spintonare nessuno… fantascienza!


Chiusa la parentesi polemica,di questo viaggio ricorderò ancora per molto, molto tempo le bellezze che abbiamo visto, le partite a tetris con lo zaino dell’Ila, le scena da bella lavanderina la sera prima di andare a letto, le spese al Corte Inglès a base di melocotones, zumo de manzana e biscotti Principe (che non voglio più vedere per il prossimo decennio!), le parole d’ordine “chipirones” e “razionalizziamo…”, gli onnipresenti calzini dell’Ila,… Ricorderò che ce la siamo cavata in un paese sconosciuto, contando solo su noi stesse… Un mantra per l’autostima! Ma soprattutto ricorderò le risate e le chiacchierate sincere, che hanno cementato ulteriormente la nostra ormai decennale amicizia! Nella nostra furia viaggiatrice abbiamo già deciso che l’anno prossimo si va in Portogallo: stessi ingredienti e speriamo stesso risultato!


Mi congedo con una frase di Italo Calvino, che sintetizza a meraviglia la mia concezione del viaggio come conoscenza, anche di sé stessi, con parole che io non avrei saputo trovare:


“Il passato del viaggiatore cambia a seconda dell’itinerario compiuto. Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.


Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà.”






Hasta luego!


Andalusia part 2!

Sevilla (o Siviglia, per gli amici), ci accoglie con circa 35 gradi all’ombra, anche se, devo ammettere, è un caldo piuttosto tollerabile… (Ogni riferimento alle attuali, invivibili, condizioni meteo di Milano beach è totalmente casuale…)



Qui abbiamo alloggiato alla Pension Alameda, che si trova alla Alameda de Hercules, a 10 minuti a piedi dal centro, una piazza piena di locali e ristoranti; la stanza era veramente bella, dotata di tutto, e l’abbiamo pagata in totale 70 euro (2 persone per 2 notti) anziché 160… I vantaggi della prenotazione con 5 mesi d’anticipo!! (E pensare che qualcuno ci prendeva in giro…!) L’unico problema è stato cambiare i canali della tv, visto che era sintonizzata solo e unicamente sul canale della Giornata Mondiale della Gioventù: ci siamo beccate il programma di due suorine che cucinavano il minestrone…per un’ora! Poi però abbiamo vinto noi (Betta e Ila 1, tecnologia paolotta 0) e siamo tornate alle nostre lezioni di spagnolo con Sex and the City durante il doccia-time…(il diavolo e l’acquasanta, proprio!)


La prima cosa che si nota nel centro si Siviglia è…la puzza di cacca di cavallo: colpa delle classiche carrozzelle per portare a spasso i turisti, con il conseguente olezzo di rose… Passando ad argomenti seri, abbiamo subito visitato la Cattedrale, che è la terza al mondo per grandezza, e la torre della Giralda, il campanile, da cui si vede tutta la città; non si sale grazie ai gradini ma grazie a una strada inclinata, larga abbastanza affinchè ci potessero passare due soldati a cavallo (si vede che ho studiato???). Noi siamo salite più o meno alla velocità del suono, pensando che chiudesse dopo 10 minuti, e invece…ci siamo giocate un polmone a testa per niente.


La perla della giornata è stata “Ma Betta, cosa c’è sul campanile, la parabola?”

Ecco, io Ilaria la amo anche per queste cose!



Oltre alla cattedrale consiglio di visitare i Reales Alcazares, che sono molto più piccoli dei palazzi dell’Alhambra e quindi sono meglio conservati: veramente belli! Noi abbiamo apprezzato soprattutto i giardini, in cui abbiamo fatto la “siesta” di rito. Col tesserino universitario l’ingresso costa 2 euro…niente!


A Siviglia, in verità, le cose da vedere sono soprattutto queste, concentrate nel raggio di pochi metri, e Plaza de España, che è a 15 minuti a piedi dal centro ed è bellissima. Qui abbiamo tentato di fare dei video con risultati a dir poco comici, magari li carico quando Ila me li passa… quando proprio vorrò abolire del tutto lo mia vita sociale!


Durante una delle nostre camminate “andiamo a caso e vediamo cosa troviamo” abbiamo notato un ristorante bellissimo (e buonissimo), che consigliamo caldamente: si chiama S. Marco e si trova in una delle viette dietro la cattedrale. E’ stato ricavato da dei bagni arabi del 1400, una location splendida! Propone cucina italiana e spagnola rivisitata, sembra un locale chic ma i prezzi sono onesti e i camerieri sono simpatici. So che sembra una marchetta pubblicitaria, ma ci è piaciuto talmente tanto che non potevo non parlarne!



A proposito di cibo, a Siviglia fanno dei dolci con la marmellata di zucca che sono la fine del mondo! Ne abbiamo comprati un po’ ma in Italia non è arrivato nemmeno uno… chissà che fine avranno fatto………


Inoltre, durante questa tappa ho decretato che odio Starbucks, profondamente. 4 euro per un espresso che faceva schifo e un caffè freddo che sembrava sciacquatura dei piatti… Mai più!


Dopo due giorni ci lasciamo alle spalle Siviglia (e la sua calura, che intanto è arrivata a 43 gradi!) e ci dirigiamo verso l’ultima tappa: Tarifa!!!

Per chi non lo sapesse, è il punto più meridionale dell’Europa continentale, si trova vicino a Gibilterra, nella parte di costa chiamata Costa de la Luz (mooolto più selvaggia della contigua Costa del Sol); appena fuori dal paese c’è un corridoio di cemento che collega la terraferma all’Isla de Las Palomas: se vi fermate nel mezzo, avrete il Mar Mediterraneo alla vostra sinistra e l’oceano Atlantico alla vostra destra. Aggiungete il fatto che si vede perfettamente la costa del Marocco e… beh, suggestivo, che dite?



Il paese è piccolissimo, ha la classica struttura della cittadina di mare, con le case bianche e le vie strette, ma come si esce dalle mura sembra di stare in California! C’è un grande viale pieno di negozi che affittano attrezzatura da surf, gestiti in genere da inglesi o americani. Ah già, dimenticavo, Tarifa è il paradiso per il kite e il windsurf! La parte più a nord di Playa de los Lances (la lunghissima spiaggia che da’ sull’oceano) è letteralmente invasa da centinaia di surfisti provenienti da tutta Europa; guardare da lontano le vele colorate dei kite nel cielo è uno spettacolo!



Forse proprio grazie alla presenza dei surfisti e alla loro cultura il clima che si respira a Tarifa è molto rilassato, stile “peace&love” versione spagnola… Non c’è il casino di Ibiza e simili, per intenderci, anche se il divertimento non manca, visto che il paese è pieno di locali e le discoteche sono poco fuori città. I negozi sono adorabili, tra vestiti etnici, bigiotteria, prodotti nord africani… Come al solito volevo comprare di tutto, ma ho fatto la brava e mi sono presa solo un foulard, oltre a fare incetta di magliette per fratelli e moroso.


Tornando a parlare di noi intrepide viaggiatrici, non trovando un ostello che ci piacesse, abbiamo affittato un monolocale mooolto carino: anche qui tipica struttura andalusa col cortile interno, sui cui si affacciavano diversi appartamenti. Appena abbiamo messo piede nella “casa” (viste le dimensioni sembrava un po’ l’appartamento del “Ragazzo di campagna”...taaac!) abbiamo avuto la conferma che lì gli anglosassoni la fanno da padroni: in bella mostra in cucina (ovvero di fianco al letto, ovvero a mezzo metro dal bagno) erano allineati tostapane, bollitore elettrico e fornelli elettrici con display touch screen. A proposito di questi ultimi, capire come funzionassero ci è costato una decina di imprecazioni e un po’ di tempo, ma alla fine abbiamo vinto anche stavolta: Betta e Ila 2, tecnologia britannica 0!


A Tarifa, finalmente, dopo mesi e mesi di attesa, abbiamo fatto un po’ di vita da spiaggia: non è stato esattamente come andare a Vieste, ma è bello anche per questo! Anzitutto la spiaggia è lunghissima, più di 3 km se non sbaglio, e tutta rigorosamente libera, come piace a me; in secondo luogo l’acqua dell’oceano è freddissima (ma che scoperta Bettina, eh!) e dulcis in fundo c’è sempre, perennemente vento (anche se ci hanno detto che nei due giorni in cui siamo state noi era particolarmente forte). Il vento di per sé non è un male, visto che non fa soffrire per niente il caldo, ma le frustate di sabbia sulla schiena non sono proprio piacevoli… Dopo 10 minuti netti in spiaggia eravamo completamente “panate”, sabbia ovunque, ma l’abbiamo preso come un trattamento scrub…e infatti ancora adesso abbiamo una pelle morbidissima! Ahaha!


TO BE CONTINUED


lunedì 22 agosto 2011

Andalusia part 1!

In tanti in queste settimane mi hanno chiesto di raccontare della mia vacanza on the road in Andalusia, ma l’unica cosa che sono riuscita a dire è stato l’aggettivo “bello” in tutte le sue varianti accrescitive: “vacanza bellissima”, “posti stupendi”, “fantastica”… Insomma, in pratica non sono riuscita a dire nulla! E’ incredibilmente difficile condensare questi dieci, pienissimi giorni in un resoconto di pochi minuti... Tanta cultura, tante risate, tanti kilometri.. Ergo eccomi qui, nel tentativo di essere un po’ più esaustiva, nel modo che preferisco: scrivendo! Perdonatemi se sarò un po’ prolissa, ma non voglio tralasciare nulla!


Premetto anzitutto che la scelta della meta del viaggio è stata abbastanza casuale: io e la mia socia (a febbraio circa) abbiamo semplicemente cercato dei voli low cost e abbiamo scelto la località che più ci piaceva tra quelle disponibili. C’era un volo per Malaga a circa 30 euro: perfetto, preso! Da lì poi, nel giro di due tristi e piovose domeniche pomeriggio, dopo aver spulciato un discreto numero di siti dedicati ai viaggi, abbiamo deciso il nostro itinerario. Prese dall’entusiasmo, abbiamo anche prenotato gli ostelli, un po’ perché abbiamo trovato delle offerte molto convenienti, un po’ perché volevamo essere sicure di avere una stanza solo per noi (essendo due ragazze che viaggiano da sole, volevamo evitare di dormire in uno stanzone con altri 10 sconosciuti…Qualcuno potrebbe trovare l’idea allettante ma noi decisamente no! Ahaha!).


Insomma, a marzo avevamo già pianificato tutto, e vi assicuro che anche dal punto di vista economico è stato molto conveniente…


Dopo quattro mesi di conto alla rovescia, finalmente è giunto il giorno della partenza… Ma prima di entrare nel vivo della questione, lasciate che vi presenti i miei compagni d’avventure: la prima è Ilaria, splendida amica e ottima compagna di viaggio, che imparerete a conoscere nel corso di questo mio resoconto, e il secondo è Ugo, il mio fantabuloso zaino, nonché unico bagaglio.



NOTA BENE rivolto ai signori uomini: UNO zaino da 35 litri e BASTA! La prossima volta che sento dire che noi donne, indistintamente, quando viaggiamo, ci portiamo dietro tutto l’armadio…mordo!

 
Anzi, vi dirò di più, alla partenza mi avanzava addirittura spazio! (Alla partenza, al ritorno direi di no…Dio salvi lo shopping!) Viaggiare col bagaglio a mano non è una cosa impossibile: bastano solo un po’ di RAZIONALIZZAZIONE (è stata la parola chiave della vacanza) e… un bel pezzo di sapone da bucato!

 
Niente I-phone, niente pc, niente navigatori: niente “aiutini” tecnologici. Solo puro spirito di avventura e un po’ di intraprendenza. Ah, dimenticavo, alla partenza nessuna delle due sapeva mezza parola di spagnolo!

 
Ma ora torniamo a noi: allacciate le cinture, si parte!

 
Ore 7.10 del 19 luglio: il nostro aereo lascia Malpensa e si dirige verso Malaga. Vorrei dirvi che è stato un volo tranquillo, ma non è così…diciamo che Ilaria ha dei DISCRETI problemi di ansia durante il decollo, e che si sono aggiunte delle simpatiche turbolenze durante il volo a complicare il tutto… Risultato: siamo atterrati con mezz’ora di ritardo e io credo d’avere ancora i segni delle unghie di Ilaria sulla coscia sinistra.

 
Dopo aver baciato il suolo iberico (“al ritorno vengo in nave, col cavolo che riprendo l’aereo!”) abbiamo imparato le prime tre parole fondamentali: Salida (uscita), aseos (bagno!!!) e para, preposizione che indica il moto a luogo, assolutamente basilare per il viaggiatore che non parla mezza parola di spagnolo!

 
Abbandoniamo l’aeroporto di Malaga e ci dirigiamo in pullman verso la nostra prima vera meta: Granada!

 
A Granada abbiamo trascorso 3 giorni. L’ostello in cui siamo state si chiama Zacatin: camera grande con tv (abbiamo imparato un po’ di spagnolo guardando Sex and the city…), climatizzatore (ma lì c’è più o meno ovunque) e proprietario adorabile; si trova proprio dietro la cattedrale, in un vicolo pieno di negozietti arabi (per fortuna eravamo a inizio vacanza e non volevo riempirmi subito lo zaino..altrimenti mi sarei comprata di tutto!!).



Questa città, per restare in tema, è veramente il paradiso dello shopping…oltre ai grandi viali del centro (che sono delle specie di Corso Buenos Aires in bello) ci sono una miriade di vicoli e vicoletti pieni di negozi di tutti i tipi: si va dai “classici” Zara e Stradivarious (che sono più o meno 10 nel raggio di un km) a negozi di abiti e accessori fatti a mano… Aggiungete il fatto che siamo capitate durante il periodo dei saldi e potete immaginare che razza di violenze mentali mi sono dovuta fare per non comprare nulla… Cioè, per comprarmi solo due t-shirt… ^_^


Oltre a queste frivolezze femminili (perché, nonostante qualcuno ogni tanto se ne scordi, sono sempre una fanciulla…) di questa città ho apprezzato tantissime cose: anzitutto la pulizia. Davvero non mi aspettavo una città così curata e verde! In secondo luogo, la musica! La sera, in quasi ogni piazza e piazzetta, potete trovare bravi musicisti che improvvisano concerti, in location bellissme , tra l’altro; abbiamo potuto sentire dei ragazzi che al tramonto suonavano canzoni popolari andaluse al belvedere di San Nicola, solo per il gusto di farlo (manolooooo!!), oppure nella piazza all’ingresso della cattedrale: i due chitarristi (pazzeschi!) in mezzo alla piazza e il pubblico sulle gradinate della chiesa. Stupendo.


Passando al lato gastronomico, io e la socia ci siamo innamorate delle empanadillas, che sono delle tortine di pasta sfoglia ripiene di carne, formaggio o verdure; non le abbiamo trovate in nessun’altra città, per cui penso siano tipiche di Granada… Se qualcuno ne sa qualcosa in più mi faccia sapere… e magari me ne mandi una cassa, grazie!


Dulcis in fundo, l’Alhambra!


In parole povere, poverissime, è stata la reggia dei principi arabi che conquistarono la città nel 1200, e successivamente è passata ai re castigliani, verso la fine del 1400. Dire che è enorme è riduttivo… E’ un complesso formato da diversi palazzi e giardini, con piscine, fontane, orti, in tipico stile moresco. Ovunque ti cade lo sguardo, trovi qualcosa di interessante, di affascinante, qualcosa che ti fa pensare al puro concetto di bellezza. Per darvi un’idea non basterebbero tutte le foto che abbiamo fatto, e vi assicuro che ne abbiamo scattate tante! (Colgo l’occasione per ringraziare le simpaticissime comitive di americani che trovavano sempre il modo di infilarsi nelle mie foto: potrei intitolarle “giardino fiorito con signora che si scaccola”, “scritte arabe con testa di un tizio davanti”, “giochi d’acqua con bambini che si stanno scoglionando e vorrebbero buttarsi nella fontana”, ecc ecc…)



Tre consigli: ricordatevi di prenotare i biglietti in anticipo (via internet o presso i bancomat della Caixa), mettetevi le scarpe più comode che avete e portate qualcosa da mangiare…così se vi perdete potete sopravvivere e non dovete mangiarvi le larve come Bear Grills… Cazzate a parte, vi assicuro che ci passerete dentro molto tempo, inevitabilmente, per cui regolatevi di conseguenza. L’acqua non è necessaria, ci sono fontanelle di acqua potabile più o meno ad ogni angolo!






Comunque, passando al lato faceto della questione, se andrete a Granada, consiglio assolutamente di “ir de tapas”, ovvero di fare il giro dei bar, ordinando in ciascuno un drink diverso e mangiando la tapa (ovvero l’assaggino) che di volta in volta vi proporranno; non fermatevi solo nelle piazze ma esplorate i vari vicoletti, troverete dei bar molto ma molto interessanti.


Bene, dopo questi consigli da Manuale Routard dei poveri, posso dirvi ciò che veramente mi ha colpito: i semafori col conto alla rovescia che indica la durata del verde. Funzionali, per carità, però… che ansia!






Dopo queste tre intense giornate, abbiamo rifatto gli zaini (con quello dell’Ila abbiamo letteralmente giocato a tetris!), siamo tornate alla stazione dei pullman e ci siamo dirette verso la nostra seconda tappa: Cordoba!


(Piccolo inciso: non so come funzioni nel resto della Spagna, ma in Andalusia c’è un servizio di pullman veramente ottimo che consiglio di “sfruttare”. I treni costano molto perché le linee sono tutte ad alta velocità, ma impiegano poco meno tempo del pullman, e le auto sono poco convenienti: non possono entrare nel centro città per via delle misure contro l’inquinamento, e inoltre…se volete vedere veramente una città…s’ha da cammina’!!!!)


Sul pullman abbiamo conosciuto Letizia, una ragazza di Como che per una serie di circostanze ha dovuto viaggiare da sola per qualche giorno: adottata!


A Cordoba abbiamo dormito nella Pension el Portillo, una tipica casa andalusa col giardino interno centrale e le stanze che vi si affacciano…veramente bello! L’unica cosa negativa era il cuscino del letto matrimoniale, un unico salsiccione unito: tremendo!! Chi ha una vaga idea di come dormo può capire il motivo del mio sconforto…


Bando alle ciance, passiamo alle cose importanti: la città è deliziosa, sembra quasi una cittadina di mare; ti aspetti ti vedere il mare da un momento all’altro, una volta girato l’angolo, e invece vedi solo altre viette e altre case bianche.


La Mezquita, ossia la cattedrale, è stu-pen-da: in sostanza si tratta di una chiesa cristiana costruita dentro un’antica moschea, con una selva di colonne tutt’intorno.


Da visitare anche i giardini dell’Alcazar, la sinagoga, il quartiere ebraico, e consiglio lunghe passeggiate sul ponte romano sul fiume Guadalquivir: noi ci siamo “spiaggiate” lì per qualche ora a prendere il sole…panorama splendido e gran vento rinfrescante.



A Cordoba abbiamo preso vari pensierini per genitori, zii, parenti,amici… Ovviamente tutta roba piccola che si potesse incastrare negli zaini! (“Ila mi raccomando…piccolo!!!”) Gli oggetti più tipici sono i gioielli fatti in filigrana d’argento ( che loro chiamano fligrana cordobesa) e gli azulejos, ovvero le piastrelle decorative dipinte a mano, con cui spesso vengono decorati i cortili e gli ingressi delle case (sono talmente belli che per fotografarli sono quasi entrata in casa della gente…)

Passando al lato gastronomico (che se non si fosse capito è quello che preferisco…), le specialità tipiche sono il salmorejo (ovvero una specie di zuppa cremosa con tanto, tanto aceto) e il rabo de toro, ossia la coda di toro… Siccome quest’ultima non ci ispirava proprio “pe’ gnente”, abbiamo deciso di darci alla cucina marocchina: abbiamo trovato il ristorante più kitch dell’universo, ma abbiamo mangiato proprio bene!



Dulcis in fundo, a Cordoba, per puro caso, abbiamo assistito a dei matrimoni… Ora, io ero piuttosto curiosa, visto che a settembre me ne vo’ a Madrid al matrimonio del mio cuginetto; volevo farmi un po’ un’idea, per lo meno su come si vestono le ragazze spagnole… Beh, sono rimasta un tantino traumatizzata… Diciamo che al confronto i matrimoni camorristi napoletani sono SOBRI! I look variano dal “vestito lungo con spacco inguinale e 8 kg di paillettes cucite sopra” (realmente visto addosso ad una signora sulla cinquantina), al “voglio sembrare una cubista che ha appena finito il turno”, fino al look maschile dell’anno: frac argento con tanto di cilindro e scarpe azzurre con brillantini. OMG. E non era nemmeno lo sposo… Spero che non siano sempre così!!


L’Ila è letteralmente impazzita quando ha visto i tocado, che sono dei cerchietti con piume e fiocchi che si mettono appunto in occasione dei matrimoni. Mi sta ancora facendo del terrorismo psicologico per convincermi a comprarne uno per settembre… Io sto tentando di farla desistere ma non so per quanto ancora ce la posso fare!


Dopo 2 giorni a Cordoba è giunto il momento di partire: salutiamo Letizia e saliamo su un nuovo pullman. Destinazione Sevilla!!!






TO BE CONTINUED