Sono tre mesi che non scrivo nulla.. Chiedo venia, ma il mio Master mi assorbe tempo ed energie, e la sera non ho nemmeno le facoltà mentali necessarie per coniugare i tempi verbali, figuriamoci scrivere un post!
Diciamo che da ottobre ad oggi sono stata praticamente in apnea...
Anzi, in un frullatore.
O meglio ancora, in apnea in un frullatore.
Tante cose da fare e da imparare, scadenze che si accavallano, mmmille persone intorno a cui dar retta, una casa che sembra un porto di mare, le prime manie da casalinga disperata che (ahimè) iniziano ad impossessarsi della sottoscritta... Insomma, non c'è tempo per annoiarsi, ma nonostante un po' di stanchezza fisiologica sono contenta, sto bene e inizio a sentirmi un po' "a casa" anche nel profondo nord-est...
Userò queste vacanze di Natale per riposarmi e per stare un po' con gli amici e la famigggghia, che qui il tempo è poco e bisogna ottimizzare, razionalizzare, programmare!
Approfitto dunque di questo momento di calma per scrivere: evento più unico che raro in questi giorni, dato che sono "già" sveglia, Madre non ha ancora detto la fatidica frase "bisognerebbe andare a comprare due cose al supermercato....." (notate bene che è il 24 dicembre e che per entrare all'Esselunga servono elmetto e sfollagente) e non devo correre come una matta per fare i regali dell'ultima ora (e NON perchè sono stata brava e li ho già fatti, ma perchè quest'anno proprio ME NE SONO LAVATA LE MANI, da persona orrenda quale sono!). Lasciamo stare il fatto che il telefono continua a squillare ininterrottamente da stamattina (e non è mai per me, ovviamente), ma dopo l'esperienza come receptionist gestisco le chiamate in tempi record.
Colgo l'occasione per farvi i miei auguri di Natale, prima che le linee telefoniche si intasino per via delle migliaia di sms, che Whatsapp smetta di funzionare (che novità...) e che la timeline di Facebook venga invasa da frasi e foto tutte uguali...
Tanti auguri a chi mi vuole bene nonostante tutte le mie paturnie, a chi mi apprezza per come sono convivendo col mio caos mentale...
Tanti auguri alla mia numerosa, rumorosa, caotica famiggghia, e tanti auguri ai miei amici vicini e lontani, vecchi e nuovi, perchè almeno a Natale posso dirvi che vi voglio bene senza sembrare troppo smielata...
Auguri alle persone col cuore di panna e a chi, invece, ha il cuore di ghisa, o almeno così dice...
Auguri a chi dice che l'amore non esiste (soprattutto dopo il terzo spritz) e a chi, come la sottoscritta, si innamora ogni quarto d'ora...
Auguri a chi affronta la vita con un sorriso, a chi vive nell'ansia e a chi è sempre di corsa anche se non si capisce bene dove stia andando.
Auguri a chi ha le idee chiare sul futuro, e auguri anche a chi non ha chiaro proprio un bel niente...
Auguri a chi sta lavorando durante le feste, e auguri a chi gode il meritato relax.
Auguri a chi lotta da stamattina contro l'anatra ripiena, i cannelloni, i panzerotti, i maledetti ravioli fatti in casa che sembrano moltiplicarsi nella notte... e a chi invece "cazzomene, vado al ristorante!".
Auguri a chi si sta mettendo in ghingheri e auguri a chi vorrebbe passare le feste in tuta, come me medesima...
Auguri a chi festeggia al caldo, a chi si trova già tra la neve, a chi invece guarda fuori dalla finestra e vede il grigio delle città...ma grazie alla lucine colorate, si affronta anche quello!
Auguri a chi troverà sotto l'albero un regalo desiderato da tanto, a chi riceverà il solito bagnoschiuma/sciarpa/maglione con le renne/cesto natalizio e a chi invece verrà sorpreso con tanto di effetti speciali... (NIENTE auguri a chi invece ricicla i regali ma non ne è capace... cribbio, certe cose vanno fatte con metodo, m-e-t-o-d-o! Principianti....)
Auguri a chi stasera andrà a Messa, con la panza piena e un principio di abbiocco, e auguri anche a chi starà a casa a sfondarsi di spumante e panettone con gli amici (io, per la cronaca, farò entrambe le cose...ormai sono cintura nera di Notti di Natale...).
Auguri a tutti, ma veramente tutti...
Si dice che a Natale si è tutti più buoni... beh, se proprio non ce la fate ad essere buoni, provate almeno ad essere meno rompipalle del solito!
Love u!
lunedì 24 dicembre 2012
lunedì 29 ottobre 2012
...e i pensieri del sabato sera...
Treviso, sabato sera. Dopo una settimana piena e una
giornata “intensamente divertente”, sono sola nella “mia” casetta, col pc sulle
gambe e la coperta avvolta addosso, a lottare col raffreddore e col mal di gola
che ha deciso di farmi visita. Dovrei studiare, lo so, ma stasera proprio non
ce la feis…
Ho visto un film, ho frignato senza dignità di fronte alle
storie d’amore e di vita altrui, e mi sono poi messa a rileggere delle vecchie
cose che avevo scritto anni fa, che casualmente avevo sul pc… mi è capitato
sotto gli occhi un pezzo del 2008 e… beh, devo dire che me la cavavo con le
parole!
Avevo scritto un resoconto delle mie giornate, delle corse
quotidiane tra università, Centro Essere, scout, amici… e avevo concluso con
una riflessione che, ancora adesso, riesce a strapparmi un sorriso e a farmi
inumidire gli occhi… La riporto:
“…nonostante questo
però sono felice, davvero, perchè riesco a godere delle piccole
gioie che la mia quotidianità mi riserva: la gente di solito tende a sminuirle,
aspettando che accada chissà quale avvenimento epocale per poter dire di
essere "felice"...e ovviamente non succede mai nulla...
io invece ho
deciso di dar loro il peso che meritano: c'è una poesia che mi piace un
sacco che inizia così
E crescendo impari che la felicità non e' quella delle grandi cose.
Non e' quella che si insegue a vent'anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi...
La felicità non e' quella che affanosamente si insegue credendo che l'amore sia tutto o niente,...
non e' quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari...,
la felicità non e' quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.
Crescendo impari che la felicità e' fatta di cose piccole ma preziose....
Non e' quella che si insegue a vent'anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi...
La felicità non e' quella che affanosamente si insegue credendo che l'amore sia tutto o niente,...
non e' quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari...,
la felicità non e' quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.
Crescendo impari che la felicità e' fatta di cose piccole ma preziose....
io non avrei
saputo esprimere meglio quello che penso...io sono felice quando esco con
le mie amiche Galline, quando ridiamo per delle scemenze e quando parliamo
di cose serie...
sono felice quando
vedo la mia famiglia riunita e penso che, forse, il peggio è passato...sono
felice se penso alle nuove amicizie e alle persone che poco a poco stanno
diventando speciali...
sono felice quando
apro il freezer e trovo i gelati, quando spadello per un pomeriggio intero e mi
sento dire che il cous cous che ho cucinato è buono, quando riesco a
studiare "bene", quando guardo una partita di rugby, anche se la
mia squadra perde e se non mettono in campo i miei
"amichetti"... sono felice anche alla mattina appena sveglia,
quando la radio passa gli AC DC e io mi lavo cantando a squarciagola "It's
a long Way to the top" inventando la metà delle parole...
sono felice per una
maglietta nuova, per un tramonto, per un bel film, per una chiacchierata
sincera, per un album di vecchie foto, per la weiss media a meno di 3 euro il
mercoledì....sono felice quando mi accorgo che lui mi guarda e... sì,
sono felice anche quando non riesco a parlargli, perché vuol dire che mi piace
davvero...
sono felice, quando
penso che finalmente ho chiuso con le stampelle, le operazioni, le
visite...sono felice se trovo il coraggio di mettermi un paio di pantaloncini
corti dopo anni di jeans e gonne lunghe, se finalmente me ne frego di quello
che possono pensare gli altri...
sono felice anche
adesso, perchè sono soddisfatta di quello che ho scritto, anche se avrei dovuto
usare questo tempo per ripassare filologia....
"...E impari quanto sia bella e grandiosa la
semplicità."
Non ero malaccio, no?
sabato 15 settembre 2012
Ritorni e partenze
Dopo un'estate da zingara in giro per l'Italia, tra festeggiamenti di laurea e compleanno, nuovi amici, sole, mare, cibo (tanto cibo!), montagne, gite cultural-motociclistiche e pensieri sul futuro, sono tornata alla base, ormai tre settimane or sono.
Piccolo momento autocelebrativo: sono stata in viaggio un mese portandomi solo un bagaglio a mano. Oh yeah... Stavolta però ho lasciato a casa Ugo (il mio fidatissimo zaino) e ho preferito usare un trolley, perchè "ormai sei laureata, sei grande, devi smetterla di comportarti come un maschiaccio" e bla bla bla...insomma, a 'sto giro Madre non me l'avrebbe perdonata!
Comunque sia, la mia permanenza a casa sarà piuttosto ridotta, dato che tra qualche giorno partirò alla volta di Treviso, per frequentare il master in Strategie di business per lo sport a cui puntavo da tempo. Ebbene sì, mi hanno presa. E mo' sono cavoli loro, mi verrebbe da aggiungere...
Cretinate a parte, sono veramente felice di intraprendere questa nuova avventura; entusiasmo? Tanto.
Paura? Un po'.
Confesso di aver avuto qualche piccolo momento di ansia, e di aver avvertito un po' di senso di inadeguatezza...
Come me la caverò a vivere lontana da casa per così tanto tempo?
Avrò difficoltà coi corsi, avendo avuto una formazione umanistica?
Come saranno i compagni di corso? Saranno tutti dei mega-atleti e/o dei giovani manager rampanti e io farò la figura del Calimero della situazione?
Ma soprattutto: come farò a stare senza i miei amicici e i miei fratelli? E Madre e Baffino?
Poi però mi sono data della cretina (ve l'ho mai detto che sospetto di essere bipolare??), ho cestinato tutti i possibili pensieri negativi e ho pensato solo che dovrò trarre il massimo da quest'esperienza, a livello di formazione ma anche, e soprattutto, a livello umano.
Sulla carta parto svantaggiata per una serie di motivi che non sto ad elencare ma, detto francamente, chi se ne frega: non è una gara, io vado lì per me stessa, per imparare cose nuove e per conoscere persone stimolanti, punto e stop.
Me lo riprometto da sempre, ma ora è veramente giunto il momento di farlo: spengo la sezione del mio cervello incaricata di farmi venire le paranoie e mi butto nella mischia.
Quel che sarà sarà.
Se voglio crescere devo uscire dalla mia "comfort zone", giusto?
Betta
ps. Blogger dice che La Zabetta è stato visitato più di 4000 volte... O è impazzito, o nel mondo ci sono molte più persone a conoscenza delle mie turbe mentali di quanto pensassi...
Piccolo momento autocelebrativo: sono stata in viaggio un mese portandomi solo un bagaglio a mano. Oh yeah... Stavolta però ho lasciato a casa Ugo (il mio fidatissimo zaino) e ho preferito usare un trolley, perchè "ormai sei laureata, sei grande, devi smetterla di comportarti come un maschiaccio" e bla bla bla...insomma, a 'sto giro Madre non me l'avrebbe perdonata!
Comunque sia, la mia permanenza a casa sarà piuttosto ridotta, dato che tra qualche giorno partirò alla volta di Treviso, per frequentare il master in Strategie di business per lo sport a cui puntavo da tempo. Ebbene sì, mi hanno presa. E mo' sono cavoli loro, mi verrebbe da aggiungere...
Cretinate a parte, sono veramente felice di intraprendere questa nuova avventura; entusiasmo? Tanto.
Paura? Un po'.
Confesso di aver avuto qualche piccolo momento di ansia, e di aver avvertito un po' di senso di inadeguatezza...
Come me la caverò a vivere lontana da casa per così tanto tempo?
Avrò difficoltà coi corsi, avendo avuto una formazione umanistica?
Come saranno i compagni di corso? Saranno tutti dei mega-atleti e/o dei giovani manager rampanti e io farò la figura del Calimero della situazione?
Ma soprattutto: come farò a stare senza i miei amicici e i miei fratelli? E Madre e Baffino?
Poi però mi sono data della cretina (ve l'ho mai detto che sospetto di essere bipolare??), ho cestinato tutti i possibili pensieri negativi e ho pensato solo che dovrò trarre il massimo da quest'esperienza, a livello di formazione ma anche, e soprattutto, a livello umano.
Sulla carta parto svantaggiata per una serie di motivi che non sto ad elencare ma, detto francamente, chi se ne frega: non è una gara, io vado lì per me stessa, per imparare cose nuove e per conoscere persone stimolanti, punto e stop.
Me lo riprometto da sempre, ma ora è veramente giunto il momento di farlo: spengo la sezione del mio cervello incaricata di farmi venire le paranoie e mi butto nella mischia.
Quel che sarà sarà.
Se voglio crescere devo uscire dalla mia "comfort zone", giusto?
Betta
ps. Blogger dice che La Zabetta è stato visitato più di 4000 volte... O è impazzito, o nel mondo ci sono molte più persone a conoscenza delle mie turbe mentali di quanto pensassi...
lunedì 9 luglio 2012
ringraziamenti di laurea..
E' finita, sono ufficialmente laureata-disoccupata!
Sono giorni abbastanza frenetici, per cui per i resoconti dettagliati dovrete pazientare un po'... per ora vi lascio i ringraziamenti, che ho incluso nella tesi circa un mesetto fa...ci siete più o meno tutti!
Taaaaaaaaanto amore per tutti!!!
ps. la prima parte dedicata ai prof è alquanto politically correct...come sapete la mia relatrice mi ha fatto penare un po'...ho ancora dubbi circa il fatto che abbia realmente letto la mia tesi! -.-
il mio correlatore invece era adorabile, peccato averlo conosciuto solo le ultime settimane!!!
Sono giorni abbastanza frenetici, per cui per i resoconti dettagliati dovrete pazientare un po'... per ora vi lascio i ringraziamenti, che ho incluso nella tesi circa un mesetto fa...ci siete più o meno tutti!
Taaaaaaaaanto amore per tutti!!!
ps. la prima parte dedicata ai prof è alquanto politically correct...come sapete la mia relatrice mi ha fatto penare un po'...ho ancora dubbi circa il fatto che abbia realmente letto la mia tesi! -.-
il mio correlatore invece era adorabile, peccato averlo conosciuto solo le ultime settimane!!!
Ringraziamenti
Con questa tesi si conclude ufficialmente il mio percorso
universitario: mi sembra dunque doveroso ringraziare tutti coloro che mi sono
stati vicini in questi anni, e in particolar modo in questi ultimi mesi.
Grazie anzitutto alla Prof. Canella, che mi ha seguita nella
redazione di questo mio lavoro fornendomi sempre idee interessanti, e al prof.
Del Corno, che ha gentilmente accettato di essere il mio correlatore.
Grazie al personale delle Civiche Raccolte Storiche del Museo
del Risorgimento di Milano, della Civica Raccolta delle Stampe Achille
Bertarelli e dell’Archivio Pirelli: ringrazio in particolar modo Gregorio
Taccola e Manuela Zampolli, per la gentilezza con cui mi hanno aiutata nella
mia ricerca e per l’interesse che hanno dimostrato nei confronti del mio
lavoro.
Grazie ai miei genitori; a te mamma, per i tuoi consigli “zen”
e il tuo sostegno, per aver gioito con me dei miei successi e avermi consolata
dopo le piccole sconfitte: la prima telefonata dopo gli esami era sempre per te.
Grazie per esserci sempre stata, nonostante tutti gli impegni, i pensieri, i
problemi. Grazie a te papà, per l’aiuto pratico con le fotografie (meno male
che c’eri tu!), per le coccole nei momenti di sconforto, per le sciate e i
viaggi in moto nei giorni di relax; quando mi dicono che sono una “zingara”
sempre in viaggio, io dico di aver preso da te, e lo dico con tutto l’orgoglio
del mondo.
Grazie ai miei fratelli, Stefano e Luca: Lord Malvagio e
Pottino, senza di voi la mia vita sarebbe infinitamente più noiosa! E’
impossibile rendere conto di quanto siate importanti per me, per cui mi limito
a dirvi che non vi cambierei con nessuno, mai!
Grazie alla mia
numerosa e splendida famiglia: a zio Lello, per la sua saggezza e la sua
ironia, e a zia Pia; a zia Franca, Emanuele, Luca, Daniele, Stefania e
rispettive famiglie, per il supporto a distanza che, credetemi, si è sentito! Grazie
a zio Michele, che da lassù, sono sicura, starà facendo un brindisi in mio
onore.
Grazie a zio Armando, zia Annalisa, Alessandro e Davide, per
le chiacchiere e l’allegria di sempre.
Grazie a Riccardo, per avermi insegnato a non prendermi troppo
sul serio: tra alti e bassi, contro tutto e tutti, dopo più di tre anni siamo
ancora “noi”; grazie ad Alfonso, Anna, Martina e Diana, la mia famiglia
aquilana, per avermi accolta con affetto sin dal primo momento.
Grazie a Silvia, compagna inseparabile di questi cinque anni
di “Unimi”: da quella prima fatidica lezione del primo giorno del primo anno
non ci siamo più separate. Grazie per tutti i caffè, le chiacchiere, le
giornate di studio matto e disperatissimo, ma soprattutto grazie per essere
cresciuta insieme a me, Ami!
Grazie alla amiche storiche, Cate, Manu, Ila e Dia: stiamo
diventando grandi, ognuna ha preso la propria strada, ma nonostante ciò so che
potrò sempre contare su di voi, come ho fatto finora. Vi voglio bene!
Grazie a Gloria, soprattutto per l’ultimo anno di rock’n’roll,
viaggi, caffè in chiostro, sfoghi, lacrime e risate: abbiamo provato a stare
lontane, ma il destino, evidentemente, ci vuole insieme… E chi siamo noi per
contraddirlo?!
Grazie alle mie zie adottive del Centro Essere, Mariuccia,
Livia e Antonia, che in questi anni di studio mi hanno coccolata, ascoltata,
sostenuta: siete state le mie “fan” numero uno!
Grazie agli amici, ma proprio a tutti: nominarvi uno ad uno è
impossibile, perdonatemi! Grazie al gruppo “Ten da Sam”, perché siete degli
adorabili cialtroni, e io non posso fare a meno di volervi un gran bene!
Grazie agli scout e ai quasi-scout, perché siete gli unici che
mi fanno tornare il buonumore anche nei momenti peggiori, e sarete sempre una
parte imprescindibile della mia vita: mi fermo qui, altrimenti rischio di
dedicare un’altra tesi di 200 pagine solo a voi!
Grazie agli amici di qualità, che vedo poco ma di cui non
potrei fare più a meno: Chiara, Domy, Giulia, Andre, Cambo, Mimmo.
Grazie al rugby, che mi salvata dai miei fantasmi dandomi una
passione da coltivare e mi ha fatto conoscere delle persone splendide: in
primis la mia Erika, fantastica compagna d’avventura, lontana geograficamente
ma sempre nel cuore; poi tutte le altre chicas locas, dislocate in ogni parte
d’Italia, che sono state una presenza costante durante i miei anni universitari;
infine Matteo, il mio fratellone mancato.
Grazie ai docenti e ai professori che durante la carriera
scolastica mi hanno realmente insegnato qualcosa, e non mi riferisco a semplici
nozioni imparate a memoria; grazie a chi mi ha incoraggiata a inseguire i miei
sogni, e grazie anche a chi ha tentato di ostacolarmi in vario modo, perché mi
ha resa più determinata.
Dulcis in fundo, grazie ai miei nonni, Vincenzo e Luigia,
persone semplici e coraggiose, che attraverso la loro storia mi hanno insegnato
il valore del lavoro e della costanza; grazie alla mia nonna Antonietta, il mio
carro armato con gli occhi blu, per essere l’esempio vivente del fatto che dopo
ogni difficoltà, grande o piccola che sia, ci si deve sempre rialzare, senza
mai arrendersi. L’ultimo grazie va a nonno Orfeo, che oggi sarebbe orgoglioso
di me; grazie per avermi fatto capire, a modo tuo, l’importanza dello studio e
della cultura, ripetendo sempre quel proverbio che suonava come una
filastrocca, “chi studia tanto impara poco, chi studia poco impara niente”: da
bambina non gli davo molto peso, ora, invece, penso proprio di aver capito.
martedì 19 giugno 2012
Treni, porti e ricordi
Ho inaugurato la mia stagione di zingarate estive: sono reduce da un intenso week-end in Liguria, ospite di una mia carissima amica.
In due giorni ho fatto di tutto e di più, visitando un sacco di posti, dormendo poco e passando, come al solito, dal diavolo all'acquasanta...
Ormai va così, nei fine settimana mi devasto e poi sfrutto la settimana per riprendermi.
(Si si, lo so... "Goditela ora che puoi", "Quando lavorerai rimpiangerai tutto questo"... Mi hanno già fatto un esauriente decalogo di frasi ad hoc! State tranquilli, sono perfettamente consapevole del fatto che è una pacchia momentanea e irripetibile, per cui ho tutta l'intenzione di godermi la mia ultima estate da studentessa!)
Coooomunque...
Venerdì mattina, mentre ero in treno diretta a Savona, ho costeggiato il porto di Genova, e sono stata assalita da una serie di ricordi... Mi sono tornate in mente le estati della mia infanzia-adolescenza, quando partivo con tutta la famiggghia alla volta della Sardegna, con la Volvo carica fino all'inverosimile di valigie, asciugamani, pinne, borse frigo, e la musica dei Gipsy King a tutto volume... L'arrivo al porto di Genova, con la conseguente coda per imbarcarsi sul traghetto, costituiva l'inizio semi-ufficiale della vacanza.
Per me quei momenti erano la gioia pura.
Nonostante il caldo di luglio, la puzza di porto (perchè sì, esiste una "puzza di porto"), la cena in macchina a base di panini stantii e le litigate immancabili coi miei fratelli, io ero dannatamente felice. E serena.
Poche altre volte ho provato una sensazione simile.
Quelle ore costituivano il preambolo a tre settimane di mare, sole, amici, libertà di orari e spostamenti, cosa non scontata per una ragazzina di città come me. Come dice una pubblicità di non-ricordo-cosa, il piacere più grande sta nell'attesa del piacere stesso... Ecco, per me era così, anche perchè poi le tre settimane passavano in fretta e prima che me ne rendessi conto era già ora di tornare a casa, tra lacrime, promesse di andare a trovare gli amici e scorte alimentari in grado di sfamare il Darfur intero.
Ecco, mentre ero in treno pensavo a tutte queste cose, sorridevo tra me e me, e mi chiedevo... "ma dove diavolo sarà finita la cassetta dei Gipsy King???".
In due giorni ho fatto di tutto e di più, visitando un sacco di posti, dormendo poco e passando, come al solito, dal diavolo all'acquasanta...
Ormai va così, nei fine settimana mi devasto e poi sfrutto la settimana per riprendermi.
(Si si, lo so... "Goditela ora che puoi", "Quando lavorerai rimpiangerai tutto questo"... Mi hanno già fatto un esauriente decalogo di frasi ad hoc! State tranquilli, sono perfettamente consapevole del fatto che è una pacchia momentanea e irripetibile, per cui ho tutta l'intenzione di godermi la mia ultima estate da studentessa!)
Coooomunque...
Venerdì mattina, mentre ero in treno diretta a Savona, ho costeggiato il porto di Genova, e sono stata assalita da una serie di ricordi... Mi sono tornate in mente le estati della mia infanzia-adolescenza, quando partivo con tutta la famiggghia alla volta della Sardegna, con la Volvo carica fino all'inverosimile di valigie, asciugamani, pinne, borse frigo, e la musica dei Gipsy King a tutto volume... L'arrivo al porto di Genova, con la conseguente coda per imbarcarsi sul traghetto, costituiva l'inizio semi-ufficiale della vacanza.
Per me quei momenti erano la gioia pura.
Nonostante il caldo di luglio, la puzza di porto (perchè sì, esiste una "puzza di porto"), la cena in macchina a base di panini stantii e le litigate immancabili coi miei fratelli, io ero dannatamente felice. E serena.
Poche altre volte ho provato una sensazione simile.
Quelle ore costituivano il preambolo a tre settimane di mare, sole, amici, libertà di orari e spostamenti, cosa non scontata per una ragazzina di città come me. Come dice una pubblicità di non-ricordo-cosa, il piacere più grande sta nell'attesa del piacere stesso... Ecco, per me era così, anche perchè poi le tre settimane passavano in fretta e prima che me ne rendessi conto era già ora di tornare a casa, tra lacrime, promesse di andare a trovare gli amici e scorte alimentari in grado di sfamare il Darfur intero.
Ecco, mentre ero in treno pensavo a tutte queste cose, sorridevo tra me e me, e mi chiedevo... "ma dove diavolo sarà finita la cassetta dei Gipsy King???".
lunedì 11 giugno 2012
Il diavolo e l'acquasanta
Un week end in bilico tra diavolo e acquasanta...
Dopotutto, io sono fatta così.
Milano Rugby Festival da un lato, con la sua pioggia torrenziale, la birra a fiumi, i personaggi folli, gli incontri che non ti aspetti e tanto, tanto divertimento; dall'altro il saluto a due persone che non ci sono più, la prima messa di Gari (ma forse ora dovrei iniziare a chiamarlo Don Andrea...), i compagni del liceo, un po' di sana commozione e tante riflessioni sul tempo che passa e sulla mia paura di crescere.
Sabato sera mi sono ritrovata sotto un tendone mentre fuori infuriava la bufera, a cantare e ballare circondata da rugbisti alticci (ma non troppo molesti...), indossando un cerchietto natalizio con le corna da renna e bevendo birra come se non ci fosse un domani... Poi, poche ore dopo, ero seduta in chiesa, vestita elegante, ad assistere all'inizio della nuova vita di Andrea, pensando a quando eravamo al liceo, invidiando il fatto che avesse ben chiaro cosa fare "da grande" e ammirandolo per il suo coraggio.
Sono incoerente? Non saprei, non credo... In entrambe le occasioni ero felice di esserci, di essere circondata da quelle persone, di comportarmi come ho fatto. Sono io, semplicemente.
A fare da collante in questo fine settimana schizofrenico e a tratti folle, gli amici. Tanti, conosciuti in luoghi e tempi diversi, ma tutti speciali ai miei occhi: le mie compagne di merende, birre, lucertole-coccodrilli e abbracci, i miei colleghi di pranzi di matrimonio-ma-non-proprio, di grandi discussioni e di "cerchiamo di vederci più spesso che mi siete mancati"...
Siete la mia salvezza!
In tutto ciò, ho capito di avere un problema coi fratelli. Mi spiego: Andrea a fine messa ha fatto i ringraziamenti di rito; premettendo il fatto che ultimamente ho la lacrima facile, ho resistito quando ha ringraziato i genitori, i nonni, gli amici, ma quando ha ringraziato sua sorella sono scoppiata a piangere senza dignità, incurante del trucco e dei 15 minuti buoni spesi quella mattina per restaurarmi e per avere un aspetto decente. E' sempre così, quando vedo due fratelli che si vogliono bene mi emoziono, no matter what. Sarà che sono platonicamente innamorata dei miei fratelloni e che capisco il legame che si crea...
O sarà semplicemente che sto diventando una frignona!
Dopotutto, io sono fatta così.
Milano Rugby Festival da un lato, con la sua pioggia torrenziale, la birra a fiumi, i personaggi folli, gli incontri che non ti aspetti e tanto, tanto divertimento; dall'altro il saluto a due persone che non ci sono più, la prima messa di Gari (ma forse ora dovrei iniziare a chiamarlo Don Andrea...), i compagni del liceo, un po' di sana commozione e tante riflessioni sul tempo che passa e sulla mia paura di crescere.
Sabato sera mi sono ritrovata sotto un tendone mentre fuori infuriava la bufera, a cantare e ballare circondata da rugbisti alticci (ma non troppo molesti...), indossando un cerchietto natalizio con le corna da renna e bevendo birra come se non ci fosse un domani... Poi, poche ore dopo, ero seduta in chiesa, vestita elegante, ad assistere all'inizio della nuova vita di Andrea, pensando a quando eravamo al liceo, invidiando il fatto che avesse ben chiaro cosa fare "da grande" e ammirandolo per il suo coraggio.
Sono incoerente? Non saprei, non credo... In entrambe le occasioni ero felice di esserci, di essere circondata da quelle persone, di comportarmi come ho fatto. Sono io, semplicemente.
A fare da collante in questo fine settimana schizofrenico e a tratti folle, gli amici. Tanti, conosciuti in luoghi e tempi diversi, ma tutti speciali ai miei occhi: le mie compagne di merende, birre, lucertole-coccodrilli e abbracci, i miei colleghi di pranzi di matrimonio-ma-non-proprio, di grandi discussioni e di "cerchiamo di vederci più spesso che mi siete mancati"...
Siete la mia salvezza!
In tutto ciò, ho capito di avere un problema coi fratelli. Mi spiego: Andrea a fine messa ha fatto i ringraziamenti di rito; premettendo il fatto che ultimamente ho la lacrima facile, ho resistito quando ha ringraziato i genitori, i nonni, gli amici, ma quando ha ringraziato sua sorella sono scoppiata a piangere senza dignità, incurante del trucco e dei 15 minuti buoni spesi quella mattina per restaurarmi e per avere un aspetto decente. E' sempre così, quando vedo due fratelli che si vogliono bene mi emoziono, no matter what. Sarà che sono platonicamente innamorata dei miei fratelloni e che capisco il legame che si crea...
O sarà semplicemente che sto diventando una frignona!
venerdì 8 giugno 2012
libri libri libri...
Oggi ho deciso di fare outing: ebbene sì, esco allo scoperto.
Io LEGGO.
Ecco.
Io sono uno di quei personaggi buffi e in via d'estinzione che girano per il mondo con un libro cartaceo in borsa e, pensate un po', lo leggo anche.
Non sono tipo da Kindle o I-Pad. A me piace proprio l'oggetto-libro, adoro sentire la superficie della carta sotto le dita e, lo confesso, ho la brutta abitudine di annusare i volumi appena comprati, proprio dove le pagine sono rilegate tra loro, per sentire quell'odore inconfondibile di inchiostro, colla e cellulosa.
Io i libri li vivo proprio, li sottolineo, li rileggo... A volte scrivo anche della annotazioni o dei miei pensieri negli spazi bianchi, perchè... perchè si, punto. Il problema è ricordarsi dove ho scritto cosa, nel caso qualcuno mi chieda in prestito un libro! I miei amici sanno già che non ho tutte le rotelle a posto, ok, però se posso evitare di peggiorare la mia condizione è meglio...
A volte mi è stato chiesto perchè leggessi, e in particolare perchè leggessi romanzi... Potrei iniziare lunghi e complessi discorsi sulla teoria della lettura, tirando in ballo psicologia, sociologia, persino economia; in realtà, restringendo il campo, la risposta è una, e semplice: leggo romanzi perchè mi permettono di vivere un'altra vita, di vedere il mondo con gli occhi di qualcun'altro, almeno per un po'. Ogni romanzo è un universo a sè, e ogni narratore o personaggio costituisce un punto di vista diverso e originale.
E' un'occasione unica, se ci pensate: per quanto una persona possa fare esperienze pazzesche, surreali, incredibili, non potrà mai essere qualcun'altro, se non, appunto, attraverso la mediazione di una storia narrata.
Certo, è un meccanismo che si potrebbe produrre anche attraverso i film, ma non è la stessa cosa. Un film dura due, tre ore al massimo, e durante la visione ci sono mille elementi che ci possono distrarre, ricordandoci dove siamo, con chi siamo, eccetera.
Un libro invece richiede più concentrazione e tempi lunghi, anche fatica, se vogliamo: leggere un libro è un investimento, a ben vedere. Se riusciamo, però, a lasciarci coinvolgere, ecco che si apre una porta su un piccolo grande mondo, totalmente nuovo.
Rubando una definizione coniata da qualcuno molto più intelligente e celebre di me, possiamo dire che si tratta di educazione sentimentale: provando a metterci "nei panni di" altri individui, diversi da noi per sesso, età, nazionalità, epoca, possiamo aspirare ad una visione sempre imperfetta, ma magari un po' più completa, di ciò che ci circonda. Possiamo persino riuscire a capire meglio i sentimenti e i pensieri delle persone che ci sono vicine, proprio perchè ci siamo allenati coi personaggi delle storie che abbiamo letto.
Leggere, inoltre, ci aiuta ad essere meno egocentrici, ne sono convinta. Se non impareremo ad immedesimarci con altri personaggi, reali o fittizi che siano, continueremo a pensare, sbagliando, che il mondo sia solo ed esclusivamente come lo vediamo noi; continueremo a ritenere di avere sempre ragione, e resteremo convinti del fatto che il nostro modo di vedere la vita sia l'unico possibile.
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